Perchè fare volontariato: la storia di Antonio
Nel 2016 ho partecipato alla mia prima gara di Triathlon percorrendo in una sola giornata 3.8 km a nuoto, 180 km in bicicletta e 43 Km di corsa. Perché ve lo racconto? Ho raggiunto questo risultato a 5 anni dall’inizio delle chemioterapie per un Linfoma non-Hodgkin molto aggressivo.
Oggi posso dire che ho ricevuto dalla ricerca un dono inestimabile, una seconda possibilità, e da subito ho sentito il bisogno di impiegare al meglio il mio tempo, non solo dedicandomi allo sport ma anche aiutando altri pazienti ad affrontare la malattia. Così, un anno e mezzo dopo la fine della chemio, ho iniziato ad allenarmi seriamente e sono diventato anche volontario dell’AIL, prima partecipando alle campagne di piazza e poi lavorando nella casa AIL di Pescara, dove accolgo i malati che hanno dovuto lasciare la loro città e i loro affetti per seguire le cure.
Le case alloggio AIL sono un servizio fondamentale per le famiglie perché al dramma della malattia non deve aggiungersi l’onere di pagare una casa o un albergo per tutto il periodo di ricovero. Offrendo un alloggio gratuito, AIL solleva i pazienti e le famiglie da questa preoccupazione economica perché non tutti possono permettersi una spesa del genere per tanto tempo. Aggiungo che le case AIL, oltre ad essere funzionali, sono anche molto belle ed accoglienti, tengono in considerazione non solo le necessità ma anche la dignità delle persone, perché qui da noi i pazienti trovano un luogo dove sentirsi a casa e non solo un posto dove stare.
Perché fare volontariato? Io sono onorato di far parte di questo servizio ed è importante che gli ex pazienti prestino il loro servizio, perché la mia storia, la mia guarigione, i miei successi nello sport sono un esempio concreto del fatto che da queste malattie si può guarire e che si può tornare ad una vita normale. Mi ricordo ad esempio di un ragazzo malato di leucemia ospite a Pescara. Dopo aver saputo dei miei successi nello sport mi prendeva sempre in giro dicendo: “vedrai che un giorno ti batterò”. Così un giorno gli ho portato la medaglia che mi avevano dato dopo aver partecipato ad una iper-maratona di 65 km. Lui sorridendo mi ha detto: “Antonio, era una giornata buia ma tu mi hai portato il sole. So che posso farcela”. Questi sono momenti che mi ripagano di tutto, delle sofferenze, delle terapie e della paura e che mi fanno ringraziare ogni giorno medici, ricercatori e volontari AIL per avermi ridato la vita.
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