La storia di Simona
Ho 45 anni e il primo giugno dell'estate scorsa ho visto la vena del collo gonfia. Qualcosa, comprimendola, creava gonfiore. Ricordo la corsa in pronto soccorso, la prima ecografia e, poche ore dopo, le immagini di un grappolo di linfonodi ingrossati.
Il giorno successivo feci una tac, che ha confermato la presenza di altri linfonodi ingrossati nella zona del seno e della schiena. Da lì l'operazione per l'espianto e successiva biopsia e poi la conferma della diagnosi: linfoma di Hodgkin. Durante la telefonata del chirurgo che mi confermava la malattia ho pianto, ma poi il mio grandissimo Ematologo mi ha detto: “Mi raccomando, positività, perché in questa malattia è mezza guarigione”.
Mi sono sottoposta a quattro cicli di chemioterapia, poi tre cicli di radioterapia, per via dei linfonodi che si erano ingrossati anche nel collo e sotto la mascella. Ho lottato come una leonessa, le chemio ogni volta mi sfinivano, mi hanno regalato sempre un guaio, ma non ho mai perso il sorriso o la speranza di vincere. La Pet di controllo di aprile ha confermato che ho vinto questa prima battaglia.La mia famiglia, le mie amiche, la mia presenza all'agriturismo di famiglia ogni giorno, tutto mi ha aiutato a non pensare. Spesso i dolori sono stati forti, la debolezza, la stanchezza erano all'ordine del giorno, ma ho cercato il lato positivo della situazione. La grande volontà di veder crescere i miei due figli mi ha aiutato a vedere la luce in fondo al tunnel.
Oggi vivo con la consapevolezza che può succedere di nuovo, ho imparato ad ascoltare il mio corpo, a volermi bene, e non portare rancore nel cuore, perché la vita è troppo breve per sprecarla a portare odio verso gli altri. Mi sento fortunata, perché ho avuto il grande dono di ricevere una seconda opportunità, non a tutti e concessa, e per questo sono riconoscente alla vita. Ringrazio il reparto di ematologia di Siena, per la grande disponibilità e umanità con cui trattano ogni paziente. Ringrazio l'AIL per la disponibilità di alloggi che mette a disposizione di chi vive lontano e non può permettersi di pagare un affitto per le cure. Ringrazio la ricerca, per tutti gli studi che ad oggi stanno ancora facendo, c'è tanto da scoprire su questa bestiaccia.
Simona
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