Sandra E Salvatore: Con Ail Sei Sempre A Casa
AIL investe nel servizio di Case Accoglienza riuscendo ad ospitare gratuitamente circa 3.800 persone ogni anno, di cui più di 1.500 sono pazienti. Le Case di accoglienza sono pensate per ospitare i pazienti che devono affrontare lunghi periodi di cura lontano dalla propria città, assistiti dai propri familiari. Ad oggi il servizio è offerto in 37 province italiane. Ma con il tuo aiuto possiamo fare ancora di più.
Questa è l’esperienza di Sandra e Salvatore, una coppia molto unita che sta affrontando con tanto coraggio un percorso molto difficile. Hanno deciso di raccontarci quanto sia stato importante per loro poter contare sulla Casa alloggio gestita da AIL Bari, in un momento molto delicato della malattia.
“La nostra vita è cambiata a Febbraio del 2019 quando a Salvatore, il mio compagno, è stata diagnosticata una Leucemia mieloide acuta. Fino a quel momento tutto stava andando nel verso giusto: la sua attività imprenditoriale era in salute, mio figlio Alessio cresceva sereno e io mai avrei immaginato di dover affrontare tutto questo.
Lui aveva 50 anni e io 39. Gestiva un locale in provincia di Lecce e un giorno l’ho visto tornare a casa molto provato: aveva circa 30 persone a pranzo e ha dovuto rinunciare a cucinare per loro. Una cosa impensabile per un gran lavoratore come lui. Ho capito subito che qualcosa non andava. Il giorno dopo abbiamo fatto le analisi, poi una trasfusione d’urgenza e alla fine è arrivata la diagnosi. Mi è crollato il mondo addosso.
Abbiamo iniziato quella “trafila” che fino a quel momento avevi sentito raccontare da qualche conoscente o che ti era capitato di leggere distrattamente qui e lì. Prima di vivere le cose in prima persona pensi sempre che a te non succederà mai. La chemioterapia, assistere al cambiamento fisico e mentale della persona che ami. Aggrapparti ogni volta alla speranza per superare i momenti bui. A metà del percorso, durato più di un anno, la malattia sembrava aver mollato la presa e invece, come un fulmine a ciel sereno, ecco una nuova tegola: a Salvatore serviva un trapianto di midollo.
Ma nella sfortuna siamo stati fortunati. Abbiamo trovato un donatore, un ragazzo tedesco. Che Dio lo benedica. Il trapianto è avvenuto ad agosto del 2020, in piena pandemia, ed è stato un successo. Ma è stato anche l’inizio di una nuova fase, altrettanto difficile. Noi viviamo in provincia di Lecce e Salvatore è stato operato a Bari. Fino al giorno in cui è stato dimesso ho fatto una vita di inferno: 400 km, tra andata e ritorno, due volte a settimana, anche solo per portargli un pigiama pulito o per dargli conforto, incrociando il suo sguardo affacciato alla finestra. Quanto mi sono mancati i suoi abbracci. Anche Alessio, pur non essendo suo figlio, e nonostante la giovane età, si è fatto in quattro per Salvatore: ha fatto i day hospital con lui, si svegliava alle 6 del mattino per accompagnarlo, e gli è stato vicino in ogni tutte le volte che è stato necessario. È stata davvero molto dura. Prima che lo dimettessero ci hanno informato sui controlli frequenti che avremmo dovuto fare in reparto. Mi chiedevo come avrei potuto fare avanti e indietro, con lui in quelle condizioni. Io che purtroppo ero sola, con un bimbo piccolo e una madre anziana. Senza un fratello o una sorella o comunque una famiglia alle spalle che potesse supportarci. Per non parlare dell’aspetto economico. Salvatore era stato costretto a chiudere la sua attività e io, per potergli stare accanto, avevo dovuto lasciare il mio lavoro. Ma è proprio in quel momento di totale sconforto che abbiamo incontrato gli angeli di AIL Bari.
Consapevoli delle nostre difficoltà ci hanno subito messo in contatto con la dottoressa Maria Antonietta Specchia di AIL Bari e qualche giorno dopo io e Salvatore eravamo già nella nostra stanza in Casa AIL. Non so spiegare quale sollievo abbia provato e oggi, quando mi guardo indietro, mi chiedo come sarebbe andata se non avessimo potuto godere di questa opportunità. È stata la nostra salvezza! sono state settimane lunghe e impegnative. Salvatore era molto provato e poter disporre gratuitamente di un alloggio così vicino all’ospedale, ci ha permesso di affrontare con estrema semplicità tutto il percorso di day hospital per effettuare i frequenti controlli cui Salvatore doveva sottoporsi. Ritrovarmi in una città che non conoscevo e poter vivere in un quartiere che offriva ogni tipo di servizio a portata di mano è stato fondamentale.
La stanza era molto confortevole e la casa disponeva di tutto ciò che poteva servire per organizzare al meglio la tua quotidianità, seguendo i tuoi ritmi. Per me e Salvatore è stato davvero come sentirsi a casa. E poi vuoi mettere la tranquillità di trovarti all’interno di una struttura capace di fronteggiare tempestivamente eventuali emergenze? Per non parlare di quanto sia stato importante poter contare sul supporto emotivo di tutto il personale della Casa: è stato come vivere in famiglia. Ecco perché li ho chiamati i miei angeli. Siamo rimasti molto legati ad ognuno di loro.
Oggi Salvatore sta meglio e speriamo di esserci lasciati il peggio alle spalle. Per fortuna lui non ha ricordi nitidi di tutto il dolore che abbiamo vissuto ma io glielo dico sempre: se sei ancora qui, con me, è un miracolo! Quando si ammala una persona a te cara è come se ti ammalassi anche tu e la lotta per guarire è un percorso che si affronta insieme. Stiamo guarendo insieme, giorno dopo giorno, e cerchiamo di farlo con il sorriso. Quello stesso sorriso che a Bari, in Casa AIL, non ci hanno mai fatto mancare”.
SANDRA
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